Pensieri

Distacco e contentezza

C’è un’unica ragione per cui non provate quella che in India chiamiamo anand, beatitudine, ed è il fatto che pensate o vi fissate soltanto su ciò che non avete. Se così non fosse, provereste la beatitudine. Vi fissate su quel che non avete. Eppure, in questo preciso istante, avete tutto quel che vi serve per provare la beatitudine.

(Anthony De Mello)

Distaccarsi e sapersi accontentare, due concetti semplici, ma non scontati, che trovano piena applicazione nella vita, e nella pratica, di tutti giorni.

Questa è una piccola riflessione basata sulla mia esperienza di questo periodo.

Da qualche mese un problema alla spalla limita notevolmente la mia pratica. Sono abituato a praticare tutti i giorni una sequenza vinyasa anche abbastanza intensa. Mi piace, mi fa sentire bene.

Dovervi rinunciare, accontentandosi delle alternative, non è così semplice e questo è un grave errore. A volte è difficile staccarsi dalle routine, anche quelle buone. Senza rendercene conto ci attacchiamo alle nostre abitudini, perché in fondo ci danno sicurezza.

Praticare il distacco – vairagya – richiede grande impegno.

Più in generale, vivere pienamente una disciplina, una passione o una relazione senza esserne attaccati, può sembrare un controsenso. In realtà è un segnale forte che deve farci riflettere: vivo un’esperienza perché la sento veramente, oppure semplicemente perché è diventata un’abitudine?

Allo stesso tempo dobbiamo imparare ad accontentarci – santosha – perché ad ogni situazione, in fondo, c’è sempre un’alternativa. Possiamo sempre e comunque fare o vivere qualcosa che ci farà star bene, dobbiamo semplicemente uscire dai nostri schemi e accettare il cambiamento.

Ho sostituito il vinyasa con una pratica più statica, utilizzando supporti e attrezzature, in modo da poter lavorare con le asana senza sollecitare la spalla, evitando così di aggravare la situazione e, al tempo stesso, mantenere quell’intensità che mi fa sentire bene. Ho scoperto un nuovo modo di ascoltare me stesso durante la pratica, ho imparato a dedicare più tempo alla meditazione quando decido di non praticare perché sento che il mio corpo, in certi momenti, ne trarrebbe svantaggio.

A volte certi mali sono delle benedizioni, ci aiutano a focalizzare meglio l’attenzione sul nostro percorso. Ci portano una volta di più a riflettere su concetti che spesso diamo per scontati (e nella vita non bisogna mai dare nulla per scontato!).

Un lezione importante: a volte per fare un passo avanti, occorre farne uno indietro.

Jay

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