Pensieri

Osservazione e cambiamento

Vi capita mai di rimanere fermi ad osservarvi? Intendo ad osservarvi senza alcun giudizio, in maniera limpida e trasparente.

Se quello che vedete vi soddisfa, allora significa che tutto ciò che vi è accaduto finora – buono o cattivo che sia – è servita a rendervi la persona che siete.

Può sembrare un ragionamento banale, ma non è così. È un percorso di consapevolezza, anzi, è una tappa in un percorso di consapevolezza che ritengo non abbia una vera e propria fine.

Lo yoga non si pratica solo sul tappetino, eseguendo gli asana. Questa è la parte più facile. Ciò che è veramente complicato è portare la propria pratica nella vita di tutti i giorni.

Non si tratta di diventare dei guruo dei santoni, si tratta di applicare delle semplici regole, alcune talmente banali, che ci siamo scordati che esistono.

Bisogna imparare ad abbandonare il proprio ego (Vairagya), l’attaccamento alle cose, alle etichette, alle definizioni che ci vengono attribuite, per toccare con mano la nostra vera essenza. Lo yoga vede l’uomo come un essere libero e illimitato. Le catene che abbiamo ce le siamo create da soli.

Bisogna aprirsi ai cambiamenti, perché cambiare non è un male! Il cambiamento è una delle più grosse opportunità che la vita ci offre, permettendoci di apprezzarla ancora di più.

Siamo abituati a pensare che se una cosa inizia, debba andare avanti sempre nello stesso modo (forse perché questo ci dà un certo senso di sicurezza…la famosa comfort zone). Si è soliti pensare che la nostra vita, da quando iniziamo ad andare a scuola, sia perfettamente tracciata. Studi, trovi un lavoro, ti dedichi alla carriera, compri una casa, metti su famiglia, ecc., continuando così per anni, fino a quando non ti rendi conto di quanti anni sono passati. Ti rendi conto di quante cose hai rimandato o perduto aspettando il raggiungimento di un determinato obbiettivo.

Tutto questo ha un senso?

Nella mia vita mi sono successe tante cose, alcune molto spiacevoli, ed anche se mi sono autocommiserato a lungo, ora non mi ritengo un fallito, non ho rimpianti. La vita mi ha fatto capire che dovevo cambiare.

Lo yoga, in questo senso, mi ha aiutato molto. Lo yoga aiuta ad ascoltare la propria voce interiore, quella che solitamente si sente risuonare in lontananza. Quella voce è quasi un urlo, che non vuoi sentire, che cerchi di soffocare.

Ero una persona molto rigida, guai pensare di cambiare!

Diventare vegetariano? Mai e poi mai!

Accettare i propri limiti? Neanche a parlarne!

Mettersi in discussione? Per quale motivo dovrei farlo?

…e alla fine sono diventato vegano (Ahimsha), ho imparato che i limiti non sono una debolezza, ma un punto di forza da cui partire e sviluppare le proprie capacità (Satya), ho imparato che la perfezione è un concetto molto relativo ed io non sono migliore di nessun altro.

Viviamo in un mondo egocentrico, guardiamo con diffidenza l’altro, siamo sempre pronti a dare giudizi e incolpare gli altridei mali che ci circondano.

Negli ultimi anni si è diffusa una grande ondata di odio e discriminazione. Compassione (Karuna) e benevolenza (Maitri) sono sentimenti che stanno scomparendo, complici in questo anche i social network. Le persone sembrano non ragionare più con la propria testa, sembrano essere affascinate dagli slogan. Si affidano alle parole di personaggi carismatici – ma fondamentalmente vuoti -, che diffondono odio e trovano nemici da combattere ogni giorno.

Lo facevo anch’io, forse lo abbiamo fatto tutti. Cercare dei nemicic on cui prendersela per giustificare la propria incapacità a reagire e a cambiare.

Perché cambiare è difficile, faticoso, doloroso, richiede la capacità di assumersi delle grandi responsabilità.

Nessuno da solo può cambiare il mondo, ma ognuno di noi può cercare di cambiare il mondo intorno a sé. Come? Non predicando la verità o lanciando critiche sterili o giudicando gli altri. Semplicemente cercando di essere d’esempio, cercando di vivere nel modo più rispettoso possibile verso gli altri e verso il mondo che ci circonda.

Non dimentichiamoci che viviamo nella parte fortunata del pianeta. Possediamo più di quanto in realtà necessitiamo, ma abbiamo il coraggio di lamentarci e disprezzare chi ha meno di noi.

Baden Powell disse che è dovere di ognuno quello di fare qualcosa di buono che possa rimanere dopo di noi.

In realtà, stiamo andando nella direzione esattamente opposta. Stiamo lentamente distruggendo tutto. Stiamo creando i presupposti per la nostra autodistruzione, e in nome di cosa? Potere? Carriera? Denaro?

Se vogliamo invertire la rotta dobbiamo prima di tutto cambiare noi.

Chi pratica yoga ha la responsabilità di diffonderne i principi fondamentali: ahimsha, satya, asteya, bramacharya, karuna, maitri. Chi non lo pratica ha invece la responsabilità di vivere secondo dei principi fondamentali: non-violenza, sincerità, onestà, continenza, compassione, benevolenza.

Si tratta – in entrambi i casi – degli stessi principi! Non è incredibile?

Principi banali? Scontati?

Pensatela come volete, ma credetemi, praticarli non vi renderà più deboli e, vedrete, i cambiamenti arriveranno, per voi stessi e per il mondo intorno a voi.

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